10 cose che un polacco deve sapere quando organizza le vacanze in Italia!
31.08.2021
Si apre il portellone dell’aereo e scendete. Oppure fate l’ultima sosta benzina sull’Autostrada del Sole, sorseggiate un espresso che costa al massimo un euro e venti centesimi nonostante gli Autogrill siano tra i posti più cari della penisola, risalite in auto e fate gli ultimi 50 km, prendete l’uscita che vi porta alla vostra destinazione, spegnete il motore, aprite lo sportello e toccate il suolo con il piede sinistro. Presagio?
Ci siete! Siete arrivati in Italia. La vostra avventura in questo Paese pirotecnico sta per cominciare. Ma che cosa vi dovete aspettare dai „fuochi d’artificio” (cito Servegnini) che scoppiettano nelle teste degli italiani e, di conseguenza, sul suolo rovente (se decidete di fare le vacanze in luglio o agosto) dello stivale?
Ecco un vade mecum, un elenco di quello che un ignaro turista straniero potrebbe trovare strano, inusuale, bizzarro ecc.. muovendosi tra le viuzze di un centro storico o sulla calde sabbie che baciano i mari italiani. Un consiglio, prendete tutto com’è, amatelo o odiatelo. Una cosa è certa, in un caso o nell’altro, tornerete!
PUNTO UNO – La colazione in Italia. Cappuccino o caffè e cornetto. Se avete prenotato un B&B non aspettatevi di trovare altro se non questo. I cornetti potrebbero anche essere di quelli confezionati. Magari se il B&B è gestito da una gentile signora italiana, forse, vi avrà preparato una torta fatta in casa. Allora scordate uova, pane, pancetta, crepes, frutta di stagione e compagnia bella. Storcete il naso e cercate un ristorante alle 10 di mattina? Scordatevi anche quello. Se vi va bene, potete entrare in un bar e, oltre alle già citate opzioni culinarie, forse trovare anche panini e tramezzini. Ovviamente altro paio di maniche se avete prenotato un bell’albergo dalle 3 stelle in su. Qui troverete sicuramente la vostra amata colazione europea dopo la quale hai solo voglia di ritornare a letto. Un consiglio: se, invece, avete pensato di prendere un appartamento dove vi gestite completamente da soli, andate in un supermercato (ma controllate le ore, adesso ci arriviamo) e mettete qualcosa in frigo… non si sa mai.
PUNTO DUE – La siesta (anche dei negozi). Siete in un piccolo paesino della Toscana. Fa un caldo che camminare in un girone dell’inferno dantesco sarebbe meglio. Sono le 15 e state sudando le famose sette camice. I ristoranti sono già chiusi. Volete qualcosa da bere, forse un gelatino per rinfrescarvi, cercate un negozietto sul gps, vi ci avviate e… TA DAAM, chiuso! Sì, perché in Italia i negozi sono chiusi dalle 14 alle 16 o 16.30 o anche 17. Perché? Perché siamo pigri? Non esattamente. Soprattutto d’estate quelle sopra indicate sono le ore più calde, durante le quali perfino i dottori sconsigliano di stare in strada. Allora i negozi non avrebbero neanche i clienti. E in inverno? Soprattutto nei paesini e nelle piccole città per pranzo si va a casa e ci si siede a una tavola sempre apparecchiata. Il pranzo da noi è sacro. E non vi illudete di entrare al fresco di una chiesa, sono in siesta anche quelle. Allora cosa potete fare? Abbiate con voi sempre le bottigliette di plastica. Ci sono tante fontane dove riempirle e dissetarsi.
PUNTO TRE – Niente tasto del volume della voce. Avete lavorato duramente tutto l’anno. Avete messo da parte i soldini per passare due settimane in una bella città italiana, magari avete trovato una location che si affaccia sul bellissimo lungomare di una delle tante città balneari. Immaginate lunghe giornate al mare, passeggiate sulla spiaggia, una cenetta romantica e poi, alle 23, stremati, finalmente a nanna per recuperare un po’ di stanchezza accumulata in ufficio. Vi siete fatti un film. Bello ma irreale. In una location così, gli schiamazzi della gente per strada non vi faranno chiudere occhio fino alle 4 del mattino. E quando vi sarete finalmente addormentati, alle 5, cominciano a circolare i camion per la raccolta dei rifiuti e dalle 6 potrete deliziare le vostre orecchie con le filastrocche dei venditori ambulanti di frutta e verdura, frise, materassi, sì avete capito bene, materassi. A una piazza, a una piazza e mezza, a due piazze. E quando si fermerà sotto casa cominceranno le negoziazioni con annesse imprecazioni (in dialetto) della nonnetta arzilla della porta accanto. Fate le vacanze per dormire e riposare? Prendete un agriturismo in mezzo alla campagna.
Le mie vicine che conversano, preparando i fichi secchi!
PUNTO QUATTRO – In ufficio le 10.34 sono quasi le 10.45. In vacanza le 10.45 sono le 10.30. La teoria della relatività del tempo si sposa benissimo con l’orologio al polso dell’italiano. Se volete vedere un nativo alle 11.30, ditegli che lo aspettate qualche minuto prima delle 11. Se qualcuno vi chiedesse l’ora, guardatevi bene da rispondergli precisamente con frasi del tipo, sono le dieci e trentotto. Potrebbe invitarvi a farvi vedere da un suo amico molto bravo di professione psicologo.
PUNTO CINQUE – Le frecce le usano solo gli indiani. E qui ci sarebbe tutta una psicologia della guida come nella vita sulla nostra personale interpretazione delle regole. Ma non voglio annoiarvi e ve la faccio breve: se sono ad un semaforo, sono sulla corsia che mi permette solo di girare a sinistra, perché devo mettere la freccia? Perché? Perché? Perché lo dice il codice della strada? Il codice della mia logica rules!
PUNTO SEI – Acqua e olio tutto apposto? Dal benzinaio chiedete 20 euro di benzina o diesel, non 15 litri. Do pełna si dice: il pieno, per favore. Ovviamente il Servito costa più del Sel Service.
PUNTO SETTE – Il concerto dei clacson. Strumento che si usa per segnalare situazioni di pericolo. Sì? Davvero? Ma manco per sogno. Il clacson ha il suo vocabolario, con lui: si parla, si saluta, si manda a quel paese, ci si dà appuntamento al bar. Lo so a cosa state pensando… non ci provate. Livello C2, solo per madrelingua.
PUNTO OTTO: Sei malato? Questa è la risposta se vi sognate di chiedere al bar un tè o una tisana. E già che ci siamo, eccovi alcune pillole in cucina: pasta, lasagna &Co. sono primi piatti. Il risotto anche, non è un contorno. Se avete comprato il libro con rozmówki „Blondynka we Włoszech” (esiste davvero) e avete una finestra vicina, apritela e lanciatelo! Al bar si va prima alla cassa, si ritira lo scontrino e con quello si va al banco, si ordina e si consuma in piedi. Certo, potete anche sedervi nei bar sulle piazze delle città d’arte per sorseggiare (2 sorsi a dire il vero) il vostro espresso ma preparate il portafogli perché è un piacere che pagherete caro. Siatene consapevoli. Poi non dite che non vi hanno avvisato. Sul tentativo di ordinare una Hawajska, sorvolo perché non voglio essere standard. Ah, l’ultima cosa: se ordinate latte, riceverete un bicchiere di latte caldo, solo quello. Dovete dire: un caffelatte, per favore.
PUNTO NOVE: Sulla spiaggia niente gare. (Almeno al Sud). Non andiamo al mare per mostrare quanto sappiamo nuotare bene, per fare attività fisica, per fare corsetta sul bagnasciuga. Non siate competitivi, in nulla. Il bagno si fa in questo modo: si entra dove l’acqua ti arriva al ginocchio, con gli occhiali da sole, si mettono le mani sui fianchi e si parla con l’amico. Questo per noi è il vostro pływać. Allora sulla spiaggia stendetevi a quattro di bastoni, (carta napoletana) altrimenti si capirà subito che non siete italiani. Per confondere ancora di più, potete portarvi un’anguria e lasciarla a mollo nell’acqua del mare.
PUNTO DIECI – O co tu chodzi? Allora vi starete chiedendo se davvero valga la pena andarci. Ne vale la pena, assolutamente. E se vivrete tutto questo col giusto atteggiamento, perfino la macchina che blocca il traffico per parlare con l’amico che siede nell’autovettura che si trova nella direzione opposta, perfino questo irrispettoso atteggiamento verso il prossimo, vi strapperà un sorriso. Buone vacanze!