Uno schiaffo al bianco e nero

14.06.2024

Uno schiaffo al bianco e nero

Il debutto alla regia di Paola Cortellesi

            Il film del momento, ne parlano tutti, campione d’incassi e vincitore di tutti i premi possibili in Italia. Che fare? Guardarlo? Va bene, lo metto sù. Ma nooooo, un film in bianco e nero con lo schermo a 3:4, non so se ce la farò!

Lei si sveglia, saluta il marito e in tutta risposta becca il primo schiaffo del buongiorno, così, senza nessun motivo, giusto per ricordarle qual è il suo posto. Comincia così “C’è ancora domani” (Jutro będzie nasze) e subito i colori e il formato dello schermo vanno in secondo piano e qualcosa ti incolla alla visione.

Federico Pontiggia sul Cinematografo ha definito la pellicola «solida» e «uniformemente ben interpretata», elogiando in particolare le interpretazioni di Cortellesi e Mastandrea in un film che «sa destreggiarsi tra comico e tragico ed evocare senza troppi infingimenti il neorealismo rosa e quindi la commedia all’italiana…». (Da il post.it)

Anche il resto della critica ha generalmente apprezzato il film, nonostante qualche obiezione su alcune scelte di regia e di sceneggiatura, che in alcuni momenti peccano di «semplicismo». Gabriele Niola su Esquire ha scritto che, ad esempio, una sequenza che «tenta una difficile unione di ballo e violenza» risulta «goffa, e benché sia chiaro il suo intento di raccontare le radici di quella violenza, comunque è maldestra». Ma anche che a differenza del «piattume senza idee delle commedie italiane», C’è ancora domani è «registicamente vivacissimo» e «pieno di rabbia», «come tutti i migliori esordi». (Da il post.it)

Ho sentito qualcuno dire che si tratta di un film che parla del grave problema italiano dei femminicidi. Non mi trovo d’accordo, questa storia ambientata nel secondo dopoguerra parla di molto di più. Parla di una cultura che minimizza il ruolo della donna a semplice riproduttrice del genere umano (meglio se maschile) non solo nella famiglia dei protagonisti, che si trova ai margini sociali e culturali, ma in quasi tutte le famiglie (tranne un’eccezione) presenti, in pillole, nella pellicola e che appartengono a diverse classi sociali. Una donna che anche in una famiglia di notai, come in quella borghese arricchita del fidanzato della figlia della protagonista, ha il diritto alla opinione propria solo quando deve parlare di cucina e dietro il consenso alla parola del marito. Una donna che fino a quel momento, siamo alla vigilia del referendum del 2, 3 giugno 1946 che avrebbe sancito la fine della Monarchia e la nascita della prima Repubblica, non aveva ancora avuto il diritto al voto. Basti pensare che in Polonia, Paese estremamente più giovane, questo era avvenuto già nel 1918. Una donna, ancora, che nelle classi sociali più povere non poteva avere l’ambizione di potere studiare ma doveva subito imparare un mestiere per contribuire all’economia della famiglia, consegnando quello che guadagnava da un lavoro sottopagato (in quanto le donne avevano compensi di gran lunga inferiori a quelli degli uomini solo per il fatto di appartenere al gentil sesso) al padre, padrone assoluto di casa.

Eppure nel film c’è una speranza che si presenta sotto forma di lettera e grazie alla quale la protagonista, sottoposta agli insulti e alle violenze gratuite del marito, ha la forza di immaginare che qualcosa possa cambiare per lei ma soprattutto per la figlia che, tra l’altro, con coraggio aveva già liberato dalla trappola di uno schema sociale crudele.

Ora la domanda nasce spontanea: è ancora così ai giorni nostri? Credo di no, spero di no. Sicuramente qualcosa è cambiato. Magari ho visto delle famiglie dove l’uomo continua a portare i pantaloni ma dove non può fare nulla senza il sì definitivo della sua compagna di vita. Ci sono quelli che trovano ancora giusto che un Re guidi il suo piccolo popolo ma, lo sappiamo tutti, i migliori Re fanno cose eccellenti solo se hanno accanto una Regina che li rende migliori. Allora, come ha detto l’autrice di polacca di questo articolo http://www.agatachorzewska.pl/jutro-bedzie-nasze/ … “Niech więc już dziś będzie Wasze”. Buona visione!

 

 

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